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www.valigiablu.it
“Buona Pasqua a tutti, compresi i pazzi della sinistra radicale che tramano con tutte le loro forze per riportare nel nostro paese assassini, signori della droga, prigionieri pericolosi e malati di mente”. Sono gli auguri istituzionali che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scritto su Truth, il social di sua proprietà, per festeggiare la ricorrenza più importante del calendario cristiano. Un post che attacca frontalmente una parte della cittadinanza, lontano dal messaggio cristiano delle origini. Se il Gesù dei Vangeli diceva di porgere l’altra guancia, il figlio del Presidente, Donald Jr., ribadisce che “farlo non ci ha mai portato a niente”; il perdono, cardine nel cristianesimo, viene sostituito con l’odio eterno. Se la vedova dell’attivista politico Charlie Kirk, Erika, promette di perdonare l’assassino del marito, Trump afferma di non essere d’accordo e di “odiare i nemici”. Nonostante questo, però, Trump è sempre più vicino al mondo cristiano conservatore americano, e addirittura è venerato da alcuni elettori come un vero e proprio profeta. Uno dei gadget che ha messo in vendita per finanziare la sua campagna è un’edizione della Bibbia, la “God Bless the USA”, definita “l’unica versione del testo sacro approvata personalmente da Donald Trump”: le royalties derivate dagli acquisti di questo prodotto gli hanno fruttato quasi un milione e mezzo di dollari.
Più volte divorziato, poco incline a rispettare la dottrina cristiana, ignorante in tema biblico, tanto da non saper citare nemmeno un passaggio del testo sacro a memoria, nonostante lo abbia definito il suo libro preferito (al contrario, Reagan aveva dimostrato una grande padronanza del testo in campagna elettorale, che gli era servita per blandire il mondo religioso), autodefinitosi fatalista negli anni precedenti al 2016, appena arrivato sulla scena politica, Donald Trump sembrava quanto di più lontano possibile dal mondo religioso, soprattutto da quello conservatore evangelicale bacino di voti del partito repubblicano sin dalla discesa in campo di Reagan.
Consapevole, però, dell’importanza del blocco di voti della destra religiosa per vincere sia le primarie repubblicane che la Casa Bianca, Trump ha inizialmente adottato l’approccio transazionale più volte utilizzato nella sua carriera politica. Quello con il mondo cristiano si configurava quindi come un do ut des: una promessa di portare avanti le battaglie più care all’ala fondamentalista evangelica, come la nomina di giudici conservatori e di provata fede religiosa alla Corte Suprema per arrivare al rovesciamento del diritto all’aborto, in cambio di voti. L’elezione di Trump, per il mondo fondamentalista, poteva essere un tentativo di combattere la secolarizzazione sempre maggiormente presente negli Stati Uniti. Il messaggio “Make America Great Again”, così efficace perché applicabile a diverse categorie di persone, per gli estremisti cristiani rappresentava il ritorno a un mondo in cui i valori della Bibbia erano maggiormente apprezzati e i liberal una minoranza. Inoltre, l’avversaria di Trump, Hillary Clinton, rappresentava proprio quel mondo laico e secolarizzato che i religiosi detestavano: scommettere su Trump, quindi, era una necessità.
La scommessa, però, ha pagato enormi dividendi al mondo cristiano fondamentalista: Trump, infatti, ha tenuto fede alle sue promesse e durante il suo primo mandato si sono poste le basi per arrivare alla decisione della Corte suprema Dobbs v. Jackson, che ha eliminato il diritto federale all’aborto negli Stati Uniti. Inoltre, Trump piaceva anche per la sua mancanza di dubbi: come un fondamentalista è saldo nelle sue certezze, perché derivanti dal testo sacro, così Trump riteneva di essere perfetto, sempre nel giusto a combattere avversari amorali. D’altronde, otto anni di presidenza Bush, un cristiano rinato che avrebbe dovuto essere molto più vicino a quel mondo rispetto a Trump, non avevano garantito i risultati del quadriennio trumpiano. Per questo, tutte le perplessità precedenti sono state via via cancellate: i divorzi, le accuse di molestie sessuali sono state derubricate a peccati umani, minori in un uomo che stava riconducendo l’America sulla strada della fede.
Gli avversari come parte di un deep state da distruggere, la promessa del ritorno a fasti passati, la difesa dei valori cristiani in una società secolarizzata sono messaggi che risuonano con i fondamentalisti, convinti dell’arrivo dell’Apocalisse, e di una battaglia finale tra bene e male. I due mondi, quello trumpiano e quello religioso, si sono poi ancora più fusi a luglio dell’anno scorso, quando Trump è sopravvissuto a un tentativo di assassinio durante un evento di campagna elettorale a Butler, in Pennsylvania. Appurato di essere scampato alla morte per pochi millimetri, Trump ha iniziato ad asserire di essere stato salvato direttamente da Dio.
Da quel momento, il presidente ha smesso di essere un facilitatore della causa cristiana, ma per molti estremisti religiosi è diventato un salvatore, un profeta scelto da Dio per guidare le forze del bene nella grande battaglia dell’apocalisse. Il male, ovviamente, rimane rappresentato dai democratici, secolarizzati e rei di legiferare in senso contrario agli interessi divini. Il giorno della vittoria contro Kamala Harris, Trump ha affermato che “molte persone mi hanno detto che Dio mi ha risparmiato per una ragione: salvare il paese e rendere l’America di nuovo grande”. Dopo l’omicidio di Charlie Kirk, poi, il messaggio religioso è diventato sempre più cupo: gli avversari politici hanno iniziato a essere definiti come “il Male”, in una guerra spirituale sempre più accentuata. Per fare un esempio, durante il funerale di Kirk, oltre a Trump, anche l’attivista alt-right Jack Posobiec ha detto apertamente “dobbiamo metterci l’armatura e combattere il male”.
Si sono avvicinati sempre di più alla galassia repubblicana movimenti religiosi convinti che questa guerra spirituale per la salvezza del paese sia già in corso: uno di questi è la New Apostolic Reformation (NAR), un network di chiese che conta quasi 3 milioni di fedeli. Il fondatore, C. Peter Wagner, ha affermato fin dalla nascita del movimento negli anni ’90 che i leader religiosi devono essere anche autorità politiche, perché riceverebbero la rivelazione direttamente da Dio: le chiese dovrebbero quindi guidare i fedeli in una guerra spirituale contro le leadership corrotte.
Il fatto che Trump sia sfuggito a un tentativo di assassinio ha convinto molti fedeli che fosse un segno miracoloso: il presidente sarebbe stato scelto da Dio per compiere il destino delle profezie e combattere le forze sataniche. Le elezioni del 2024 non sarebbero state altro che l’inizio della battaglia apocalittica, in cui le forze del bene hanno, in ultima analisi, prevalso. Il movimento NAR, poi, crede nel “mandato delle sette montagne”, l’idea, sostenuta anche da Charlie Kirk, che i cristiani devono raggiungere una grande influenza nelle sette sfere principali della vita pubblica, tra cui il governo, i media, la cultura e lo spettacolo.
Durante il secondo mandato, Trump ha iniziato una nuova battaglia cardine dei fondamentalisti: quella di attaccare il “bias anti-cristiano”, secondo il quale i cristiani sarebbero ingiustamente discriminati nel paese. Una visione che si inserisce nella perdita dell’egemonia del messaggio cristiano in una società sempre più secolarizzata: i fondamentalisti hanno ritenuto per anni che il cambiamento delle priorità governative, sempre più inclini a legiferare in senso laico, fosse una forma di persecuzione, proprio perché non riescono più a esercitare quel potere che ritengono spetti loro per diritto divino. Una delle prime mosse di Trump arrivato alla Casa Bianca per il secondo mandato è stata concedere la grazia ad attivisti politici che vietavano fisicamente alle donne di entrare nelle cliniche abortive, che l’Amministrazione Biden aveva citato in giudizio secondo una legge del 1994.
Inoltre, ha dato una nuova guida al Faith Office, un dipartimento che esiste dal 2001, e che ha continuato a lavorare anche sotto le presidenze democratiche, nato per aiutare le organizzazioni religiose a ottenere fondi governativi per progetti legati al terzo settore. Il presidente ha chiamato a guidarlo una telepredicatrice milionaria, Paula White, sua consigliera spirituale. Adepta della “teologia della prosperità”, movimento religioso fondato da Oral Roberts che ritiene che più un fedele prega più otterrà benefici economici, White ha fatto parlare di sé per aver definito il movimento per i diritti degli afroamericani Black Lives Matter “l’Anticristo” e per aver affermato che “Gesù è stato un rifugiato, ma non era illegale”. Inoltre, dà anche suggerimenti di bellezza e di salute: ha, ad esempio, affermato che per dimagrire bisogna pentirsi e non mangiare zucchero.
Trump ha poi istituito la Religious Liberty Commission, che ha il compito di riportare al Faith Office le problematiche legate al mancato rispetto della libertà religiosa nel paese. Una libertà utilizzata sempre di più in senso estremista, come la possibilità di negare servizi a coppie omosessuali per via della fede di chi li eroga, che si innesta nell’idea che i fedeli cristiani, non potendo rifiutarsi di rapportarsi con persone che vivono lontano dai precetti biblici, starebbero subendo un attacco diretto dal mondo secolarizzato.
Questa visione della fede è stata direttamente attaccata anche da altri politici religiosi, come James Talarico, giovane candidato al Senato in Texas per il Partito Democratico e seminarista. Durante la sua campagna ha affermato che la visione religiosa dell’elite repubblicana del Texas (il cui vicegovernatore Dan Patrick è a capo della Commissione sulla libertà religiosa) sia una forma di autoritarismo, con cui in nome di Cristo si pratica un controllo totale della libertà delle persone. Ha attaccato anche mosse molto apprezzate dai fondamentalisti, come l’esposizione dei Dieci comandamenti nelle aule scolastiche, che ha definito una scelta “idolatrica e di esclusione, contraria agli insegnamenti di Gesù”.
È chiaro che, dopo le vittorie del primo mandato, che hanno ripensato radicalmente la secolarizzazione statunitense e che la presidenza Biden non ha avuto i numeri per rovesciare, in questo secondo mandato è in corso un attacco più ampio: con la scusa di difendere la libertà religiosa e di proteggere i cristiani perseguitati si attacca uno dei cardini del costituzionalismo americano, la separazione tra Stato e chiesa, presente nel primo emendamento della Costituzione. Il presidente degli Stati Uniti, che già cerca di avocare a sé la maggior parte dei poteri politici, delegittimando i poteri legislativo e giudiziario, è diventato un profeta della destra religiosa, la più grande speranza dei fondamentalisti per abbattere definitivamente la tanto odiata secolarizzazione. Il fatto che la figura che li dovrebbe guidare non ha mai vissuto secondo i dettami cristiani è irrilevante: nonostante sembrassero un mondo a lui lontano, Trump ha dimostrato sul campo di poter diventare la guida dei fondamentalisti nelle prossime guerre culturali.
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