I campi ardenti, questo è il nome che fu dato ai Campi Flegrei, dai cumani provenienti dalla Grecia, “Phlegrea” appunto significa ardente, area che si trova nel golfo di Pozzuoli, famosa sin dall’antichità per la sua attività vulcanica.
I greci già prima della colonizzazione, hanno raccontato la realtà di questi luoghi, da ormai 3000 anni abbiamo delle vere e proprie testimonianze mitologiche. Lo stesso Eschilo considerò questa terra ardente luogo di alcune battaglie della Gigantomachie, battaglie tra Giganti e Dei.
Primo insediamento cumano e poi punto fondamentale dell’impero romano, grazie alla costruzione, per volere dell’imperatore Traiano a Puteoli, oggi Pozzuoli, del porto di Roma, utilizzato come punto di snodo dei commerci verso l’Oriente. Ancora oggi è visibile, in ogni angolo della città, la sua antichissima storia.
A sottolineare l’importanza di questa città portuale sorsero edifici monumentali, come il grande mercato pubblico al coperto, Macellum, chiamato Tempio di Serapide, nome dovuto al ritrovamento nel 700, di una statua dedicata a questa divinità egizia. Il Macellum, ancora oggi, è considerato il misuratore del Bradisismo, attività vulcanica fa aumentare o diminuire l’altezza della città rispetto al livello del mare.
Con l’arrivo del cristianesimo, degli edifici furono trasformati riadattati per il nuovo culto religioso, come il Tempio dedicato ad Augusto, trasformato nel duomo di Pozzuoli, dedicato santo patrono, il martire Procolo. A pochi passi, è possibile immergersi totalmente nell’atmosfera dell’antico impero romano, entrando nell’Anfiteatro Flavio. Costruito dagli stessi architetti del Colosseo a Roma, voluto dall’imperatore Vespasiano, era il circo dei puteolani.
Nell’ Anfiteatro si svolgevano spettacoli teatrali, spettacoli musicali e l’immancabile lotta dei gladiatori. Nei suoi sotterranei ancora oggi è possibile vedere degli ingranaggi che venivano utilizzati per sollevare fino all’arena le gabbie con le belve feroci, e probabilmente anche scenografie utilizzate durante gli spettacoli.
Luogo anche della passione dei primi cristiani, proprio qui infatti, per volere dell’imperatore Diocleziano, venivano portati i primi martiri cristiani per essere sbranati dai leoni.
Lo stesso San Gennaro, santo patrono di Napoli, venne portato qui, ma il giorno deciso, per la sua esecuzione riuscì a salvarsi … infatti la leggenda vuole che entrato nell’arena benedì le fiere feroci, che si ammansirono ai suoi piedi.
Ma la vera origine di questa zona è, come detto, Cuma. Il viaggiatore non può fare a meno di visitare i resti di questa antica città. Strabone nel suo Geographia, parla dell’antica Cuma come della città greca più antica della Sicilia.
I suoi fondatori trovarono una terra fertile, e pur continuando la loro tradizione marinara e commerciale, il potere economico e politico di Cuma si basò proprio sullo sfruttamento della terra ed estesero il loro territorio. A questo antichissimo territorio è strettamente legato il culto ed il mito della Sibilla Cumana che qui trova il suo misterico antro. Lo stesso Virgilio nel terzo libro delle Eneide, vaticinò l’immortale destino di Roma, scriverà di Enea che dovrà recarsi proprio qui ad interrogare la Sibilla, per trovare finalmente la terra destinata al suo popolo dagli dei.
Non resta che visitare questo luogo paradisiaco, in un luogo infero. Circondato dal fascino del mare e dalla potenza dei vulcani.
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