Comunicato stampa dei Liberaldemocratici Italiani
MES
Consapevole che la Sanità Pubblica presenta gravi problematiche e necessita risorse indispensabili per il suo funzionamento, senza pregiudizi ideologici, noi, Liberaldemocratici Italiani, riteniamo che aderire al MES non sia la soluzione ideale perché è strumento “anomalo”, dal quale potrebbe derivare un vincolo “invasivo” all’azione politica di Governo.
Il MES è struttura posta giuridicamente all’esterno della UE, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Perciò pone quesiti su una democrazia che sembra sempre più sbiadire a livello europeo.
Inoltre non deve essere taciuto ai cittadini italiani che, in caso di dissesto finanziario di un Paese ritenuto potenzialmente pregiudizievole alla stabilità finanziaria dell’area Euro – il caso scuola è l’Italia (!)- potrebbero venir imposte azioni politiche ritenute necessarie e idonei correttivi.
A decidere tali imposizioni sarebbe una maggioranza qualificata pari all’ 85% del Capitale versato al MES.
A nostro modo di vedere l’Italia è già stata costretta a dismettere molti dei suoi gioielli, dal comparto alimentare a quello immobiliare, in nome di politiche neo-liberiste fallimentari sommate a politiche di austerity imposte a livello europeo.
Tali imposizioni hanno compromesso la capacità di generare ricchezza nel nostro Paese.
I gravi problemi della Sanità Pubblica Italiana possono semmai essere risolti con una politica di revisione della distribuzione delle risorse e con una razionalizzazione delle strutture, che è la vera sfida politica in capo a chi voglia governare la Nazione.
Paola Tiziana Francesca Bergamo
Coordinatore Nazionale
Liberaldemocratici Italiani
Roma 20.7.2023
Elementi programmatici del Partito
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E’ priorità mettere le mani alla Costituzione, frutto allora di un compromesso inevitabile e necessario come bypass verso una Repubblica Democratica. Ma oggi è deficitaria rispetto alle concrete esigenze di una Italia dove si deve porre rimedio alla dicotomia tra forma e sostanza.
Serve una nuova legge elettorale con il ripristino della preferenza e l’elezione diretta del Capo dello Stato e/o del governo intervenendo in ogni caso con sistemi di riequilibrio per impedire ogni deriva autoritaria.
E’ altresì fondamentale eliminare gli sbarramenti creati a impedire alle nuove forze politiche di operare come ad esempio la raccolta di firme.
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La Reindustrializzazione del Paese con una nuova politica industriale ed energetica puntando sulle energie alternative e rilanciando l’agricoltura con un suo sviluppo più tecnologico.
A proposito di agricoltura, voglio dire che l’agricoltura porta automaticamente con sè la cura del territorio. Abbiamo visto proprio in questi giorni cosa significhi trascurare il territorio a fronte dei cambiamenti climatici. Oggi in pieno ideologismo green, ci si dimentica che rispettare l’ambiente: in prima istanza significa averne cura!
E per ambiente si intende anche quello antropizzato. Lo dico pensando alla “bande” armate di colore che deturpano i nostri monumenti. Quanto alla tanto vituperata transizione ecologica essa, sulla spinta di determinati poteri, ha innescato provvedimenti che spesso non tengono conto delle diverse realtà territoriali e produttive e comporta vessazioni insostenibili che appaiono un attacco agli stessi fondamenti della nostra cultura, civiltà e società come appunto il diritto di proprietà, anch’esso alla base e garanzia per la libertà della persona.
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E in tema di produttività, è evidente che un sistema è sicuramente più produttivo dove esistano davvero tutele per tutti gli attori del mondo del lavoro.
Ci si dimentica che ci sono interi comparti della produttività privi di tutela.
Penso ad esempio ai lavoratori autonomi.
Allora diventa fondamentale un dialogo costruttivo con le parti sociali e in primis con i sindacati per la costruzione di una realtà meno conflittuale e più di concerto per quello che dovrebbe essere un reciproco interesse alla mediazione come mezzo per la soluzione dei problemi. Troppo spesso è la conflittualità fine a sé stessa a produrre paralisi e immobilità.
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Serve il rilancio, oltre che la tutela del made in italy con il recupero e l’educazione alla qualità e difendere l’artigianato che ci ha reso famosi in tutto il mondo.
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La revisione del sistema fiscale e il taglio delle tasse tenendo presente l’effettivo potere d’acquisto dei salari e il costo della vita per famiglie e imprese con un rilancio dello sviluppo dell’economia su base meritocratica e competitiva, piuttosto che sussidiata e assistita. Il che non significa dimenticarsi degli ultimi ma garantire a tutti la miglior realizzazione della persona. In un sistema che funziona, nessuno è lasciato indietro!
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Vorrei spendere due parole sulla famiglia e sulla necessità della sua tutela. Lo dico come donna che sa quanto sia difficile coniugare la realizzazione della propria persona sul piano lavorativo senza rinunciare alla maternità e svolgendo al meglio il proprio ruolo anche nella famiglia.
Serve una politica volta a permettere ai giovani e alle giovani coppie di guardare al futuro con serenità, di lavorare senza rinunciare a figliare. Non e’ solo il lavoro degli uomini a creare ricchezza, ma anche quello delle donne. Nella società è necessario garantire giustizia, equità e pari dignità, operando fattivamente per implementare beni e servizi che dismettano di rendere maternità e produttività economica confliggenti e concorrenti .
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Riordinare e rinforzare il Servizio Sanitario Nazionale che è espressione, oggi, di una insopportabile disuguaglianza tra territori e persone. Servono parametri e controlli certi affinché la prestazione erogata in ogni territorio sia corrispondente al miglior livello secondo criteri definiti.
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La Cultura quindi restituire il giusto valore all’Istruzione, alla Formazione, all’Università alla Ricerca investendo sui giovani e sul merito! Il sapere è fonte di libertà. La formazione tuttavia non deve restare avulsa o non corrispondente a quanto richiesto dal mondo del lavoro e quindi serve una visione complessiva affinchè via sia rispondenza tra formazione e mondo del lavoro rendendo più possibile l’incontro tra domanda e offerta.
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La riforma della giustizia informata ai principi di un “giusto processo” è non più procrastinabile come non più rimandabile è una riforma carceraria. La civiltà di una comunità si misura molto anche dal suo sistema carcerario e rieducativo. La separazione delle carriere nella Magistratura è una necessità come è necessario evitare ogni forma di infiltrazione atta a trasformare la magistratura in un potenziale strumento politico.
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Costruire una politica organica in materia di Sicurezza nel nostro paese è essenziale e non rimandabile.
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Ho lasciato per ultimo un tema a me molto caro ed è quello del nostro ruolo in Europa. Dobbiamo lavorare per una vera costruzione europea federale con la consapevolezza del ruolo per l’Italia che dovrebbe essere quello di “Capitale economica europea del mediterraneo”.
Serve guardare ad una Europa che abbia consapevolezza del valore della Mediterraneità.
L’Italia si è fatta marginalizzare ed espropriare di un ruolo che le è connaturale anche per conformazione geografica .
Non siamo solo una portaerei – come taluni considerano, nè un grande campo profughi come talaltri pretenderebbero.
Siamo un naturale ponte economico e culturale non ultimo energetico tra i popoli che si affacciano sullo stesso mare in un’ottica di collaborazione, cooperazione e sviluppo reciproco. Questo andrà sicuramente a porre rimedio all’assillante problema migratorio che è una questione ed emergenza sociale. Le questioni sociali non sono mai disgiunte da quelle economiche. L’“esodo” dall’africa ha certo un risvolto e una ricaduta nazionale ed europea ma nasce su spinte, inutile nascondercelo, legate alle sfide in atto per un Nuovo Ordine Mondiale e poggia sugli appetiti sulle ricchezze del Continente Africano.
E’ chiaro che non possiamo solo subire e che ci troviamo in prima linea proprio per le nostre caratteristiche geografiche ma serve essere propositivi salvaguardando i nostri reali interessi di nazione. Una nazione con una costante decrescita demografica, che necessita di forza lavoro e di garantire lo stesso sistema pensionistico.
Dobbiamo quindi considerare le diverse fattispecie migratorie (perseguitati politici, profughi da guerre, migranti economici e migranti in ragioni delle mutazioni climatiche e desertificazione) e provvedere specificatamente, ricordando che più o meno tutti siamo figli di grandi flussi migratori. Non dobbiamo cavalcare il tema con un approccio demagogico piuttosto riuscire a trasformare un problema mal gestito in una occasione di integrazione e sussistenza e risposta a bisogni pure nostri ( industria, agricoltura, turismo) nell’alveo di regole europee certe ed eque.