Oro nell’universo nel momento della creazione, un eccezionale fenomeno cosmico ha attirato l’attenzione degli astronomi grazie alla straordinaria precisione del Telescopio Spaziale James Webb e all’affidabile Hubble.
Di cosa si tratta?
Di un gamma-ray burst, una potente esplosione di raggi gamma, protratta nel tempo e scaturita dall’epico scontro tra due stelle di neutroni verificatosi milioni di anni fa.
Che i metalli come oro e argento fossero arrivati sul nostro pianeta dallo spazio è una cosa ormai risaputa ma riuscire a vedere i fenomeni e le straordinarie forze che li danno vita è ben altra cosa.
Oro ed altri metalli sono arrivati dall’universo in miliardi di anni sul nostro pianeta sotto forma di meteoriti ed impatti di varia intensità, questo li ha resi relativamente comuni e diffusi nella crosta terrestre del nostro pianeta.
Questi corpi celesti, residui compatti di stelle morenti che evitano di trasformarsi in buchi neri, sono stati gli inaspettati protagonisti di un evento spettacolare che ha portato alla creazione di elementi pesanti, compreso l’oro puro. La scoperta, derivante dalle osservazioni di un gruppo di scienziati dell’Università di Roma, risplende come una kilonova, il bagliore generato dalla tumultuosa fusione che ha dato origine a argento e oro.
Il gamma-ray burst in questione, designato GRB 230307A e individuato dalla missione Fermi nel 2023, sfida le convenzioni associando le sue caratteristiche non alla fine di una singola stella, bensì alla fusione di una coppia di stelle di neutroni, rivelando che tali collisioni arricchiscono l’universo non solo di ferro e argento, ma anche di oro.
“Le fusioni di stelle di neutroni potrebbero creare un ambiente ideale per la sintesi estensiva di elementi pesanti, attualmente impossibili da replicare artificialmente”, dichiara Yu-Han Yang, capo del team di ricerca dell’Università di Roma. In sintesi, lo studio non solo contribuisce in modo cruciale alla nostra comprensione della nucleosintesi, il processo di formazione dei nuclei atomici nei primi istanti del Big Bang, ma apre anche nuove prospettive nella comprensione della formazione dell’Universo.