Il Marocco è riuscito, con abilità diplomatica a fare passare alle Nazioni Unite una risoluzione di condanna contro l’odio anti islamico e, contro i roghi autorizzati del Corano avvenuti in Svezia.
È importante sottolineare che la risoluzione rileva inoltre l’aumento della discriminazione, dell’intolleranza e della violenza contro i membri di diverse comunità religiose, compresi i casi motivati da islamofobia, antisemitismo, cristianofobia e atti di violenza motivati dalla discriminazione contro le minoranze religiose.
Come è abitudine, della cultura politica ed istuzionale del Marocco, non ci limita a condannare ma ad offrire assi di intervento. Infatti, in questa azione, il Marocco ha presentato tre azioni concrete per combattere l’incitamento all’odio: lo sviluppo di una definizione intergovernativa di incitamento all’odio, l’organizzazione di una conferenza globale sulla lotta all’incitamento all’odio nel 2025 e l’esortazione agli Stati membri e ai social media a sostenere meccanismi attivi per contrastare incitamento all’odio.
La difesa della Fede è connaturata alla cultura del Marocco, quello che soprende è stato il tentativo dell’Unione Europea di rimuovere il riferimento alla violazione del diritto internazionale in caso di violenza contro simboli religiosi e testi sacri.
Questo tentativo è stato respinto grazie alla fermezza del Marocco e, infine, l’Unione europea ha aderito al consenso su tutta la risoluzione.
Un tentativo maldestro dell’Europa ma che è anche significativo. Ormai l’Europa ha perso il senso del sacro. Lo stesso fatto che le istituzioni europee non abbiamo ripreso la Svezia per aver permesso il rogo del Corano senza nessuna censura, dimostra una società secolarizzata che vive nel mondo ma anche nel mondo.
L’esempio del Marocco e della risoluzione fatta approvare alle Nazioni Unite dimostra che la dimensione spirituale e quella temporale possono convivere.
Marco Baratto