Il pilota Mercedes correrà col simbolo arcobaleno anche a Jeddah, segnale verso un Paese che considera illegale l’omosessualità. Intanto, un dato statistico lo fa sperare: dal 2010 a oggi, chi ha fatto la pole nei GP all’esordio del Mondiale ha sempre vinto il titolo. E a Losail c’era Lewis davanti a tutti
Aveva esordito a sorpresa nel GP del Qatar, ma anche in Arabia Saudita il casco Lgbt, a tinte arcobaleno, proteggerà la testa di Lewis Hamilton. Un messaggio forte che il pilota della Mercedes vuole mandare, rivolto a un Paese dove i diritti per la comunità sono piuttosto pochi. In Arabia Saudita l’omosessualità è infatti illegale ed è in vigore la legge della sharia, nella quale è inteso (anche se non segnalato) che i rapporti fra persone dello stesso sesso possono essere punibili con la morte o la fustigazione. Ecco così che Lewis ha messo al centro se stesso per sottolineare ancora una volta, con la sua battaglia, l’importanza dei diritti civili nella società odierna.
“Restiamo uniti”
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In Qatar — altro Paese in cui l’omosessualità è illegale — Hamilton era sceso in pista con il casco Lgbt, dominando senza discussioni la gara davanti a Max Verstappen. E per l’occasione il tradizionale ‘Still We Rise’ (‘Ci alziamo ancora’) era stato sostituito con i due nuovi motti: ‘We Stand Together’ (‘Restiamo uniti’) e ‘Love is Love’ (‘L’amore è amore’). “Utilizzerò lo stesso casco a Jeddah e forse anche per la gara di Abu Dhabi — ha…
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